Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR

Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR

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  • Create Date:2022-04-16 03:41:34
  • Update Date:2025-09-23
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  • Author:Alessandro Bertante
  • ISBN:8893884690
  • Environment:PC/Android/iPhone/iPad/Kindle

Summary

Milano, 1969。 Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche。 Il 12 dicembre la strage di piazza Fontana。 Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più。 Vuole realizzare un proprio progetto politico。 Deluso dall’inconcludenza del Movimento Studentesco, si avvicina a quello che di lì a poco sarà il nucleo delle Brigate Rosse。 I mesi passano, Alberto partecipa alle azioni dimostrative, alle rapine di autofinanziamento e al primo attentato incendiario, ma il suo senso di insoddisfazione non si placa。 Vuole agire sul serio。 Il gruppo organizza il sequestro lampo di Idalgo Macchiarini, un dirigente della Sit-Siemens, e lo sottopone al primo processo proletario。 «Mordi e fuggi », scrivono i brigatisti。 La stampa batte la notizia; nei bar degli operai non si parla d’altro, le Brigate Rosse sono pronte ad alzare il livello dello scontro。 In una metropoli nebbiosa, violenta e indimenticabile, Alessandro Bertante dà vita a una vicenda umana tumultuosa e vibrante, nella quale, intrecciando fiction e cronaca, vediamo scorrere i fatti cruciali che innescheranno la tragica stagione degli anni di piombo。 Un romanzo che non cerca facili risposte ma che apre nuove domande su uno dei periodi più drammatici della recente storia italiana。

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Reviews

Amanda Rosso

È molto difficile per me criticare questo libro, perché nonostante gli anni della militanza siano lontani, riconosco gli sprazzi di quella speranza ardente e di quell'incrollabile fiducia nella """"rivoluzione"""。 Non paragono il mio fulmineo e tutto sommato gentile attivismo universitario con l'attività politica delle BR, non solo per i metodi differenti, ma soprattutto per il clima in cui si inseriscono i percorsi diversi e le diverse Italie che hanno attraversato, ma mi rivedo nel febbrile in È molto difficile per me criticare questo libro, perché nonostante gli anni della militanza siano lontani, riconosco gli sprazzi di quella speranza ardente e di quell'incrollabile fiducia nella """"rivoluzione"""。 Non paragono il mio fulmineo e tutto sommato gentile attivismo universitario con l'attività politica delle BR, non solo per i metodi differenti, ma soprattutto per il clima in cui si inseriscono i percorsi diversi e le diverse Italie che hanno attraversato, ma mi rivedo nel febbrile incanto del movimento。 Nonostante sia conscia del fatto che è un romanzo con una narrazione in prima persona, quindi inevitabilmente incompleto, e non un saggio politico sulle BR, e nonostante apprezzi la volontà di scrivere di un periodo storico ancora così lacerante nella nostra memoria, l'ho trovato deludente per diverse ragioni:- per anni si è fatta una fatica immensa ad arricchire il dibattito sulla lotta armata, a demistificare il percorso politico della militanza delle BR come un covo di esaltati bombaroli, per restituire la complessità di quelle scelte, ed ecco qua che ci ritroviamo un'altra narrazione semplicistica e machista di un esaltato che vuole fare la rivoluzione ma non sa nemmeno da che parte è girato。 - lo stile è confuso, artificioso, l'autore sembra voler appropriare una sintassi che non gli appartiene, infarcendo la narrazione di una sequela di "proletari" "borghesi" "alzare il livello dello scontro" e "servi", in uno zoppicare incerto fra il gergo movimentista, turpiloquio messo a caso e tentativi mal riusciti di lirismo, che messi a caso interrompono semplicemente il flusso。 È chiaro che c'è un tentativo di mostrare sia il background universitario del protagonista che la sua "deriva del gergo attivista" dell'epoca - si sa che le parole d'ordine la fanno da padrone nei movimenti - ma il risultato è straniante e spesso anche banale。 - è di un sessismo brutale。 All'inizio pensavo di no, che forse l'autore voleva mettere in evidenza un certo elemento misogino dei movimenti dell'epoca (e di oggi oserei dire), e disvelarli in modo critico, ma la realtà è che le donne non alcun posto in questo romanzo se non per andare a letto con lui o per essere la moglie di qualcuno sullo sfondo, importantissima ma che non parla mai。 Ancora mi viene da ridere se penso alla scena post coitale in cui l'autore pensa sia importante sottolineare lo stato di erezione del pene di Alberto e il fatto che lei lo avesse in mano。- secondo me è scritto male。 Dico secondo me perché mi riservo il beneficio dell'essere contraddetta, spero insomma di aver capito male io, di non aver colto le sottigliezze del linguaggio。 Spero veramente di sbagliarmi, però di rado ho letto un libro scritto in un modo che sembra altrettanto frettoloso e svogliato。 Ma alcuni passaggi sono veramente farraginosi e inefficaci。 D'altro canto, le prime pagine e l'epilogo mostrano un tipo di scrittura capace di dire e dare molto, una prosa efficace e prorompente, una capacità innegabile di veicolare emozioni e approfondire tematiche complesse。 Ho avuto l'impressione che l'autore si sia ritrovato a raccontare qualcosa di non davvero suo, e che a discapito di una volontà onorevole di raccontare tematiche complesse abbia fallito nell'impresa di sentire davvero il materiale, di farlo suo, e si sia trovato costretto ad "atteggiarsi" troppo, a fingere troppo, e quella mancata coesione si sente molto。 。。。more

Alberto Palumbo

Avevo aspettative alte per questo romanzo di Bertante e sono state tutte mantenute。 Nonostante la brevità, Bertante è riuscito secondo me ha raccontare cosa sono state le Brigate Rosse mettendo in luce, attraverso la formazione di Alberto Boscolo, tutti i topos della narrazione sulle BR: ideali traditi, utopia della rivoluzione, i mutamenti urbani ma soprattutto l’umanità, perché prima di essere “terroristi” (tra virgolette, perché è un termine borderline da usare quando si parla di BR) i brigat Avevo aspettative alte per questo romanzo di Bertante e sono state tutte mantenute。 Nonostante la brevità, Bertante è riuscito secondo me ha raccontare cosa sono state le Brigate Rosse mettendo in luce, attraverso la formazione di Alberto Boscolo, tutti i topos della narrazione sulle BR: ideali traditi, utopia della rivoluzione, i mutamenti urbani ma soprattutto l’umanità, perché prima di essere “terroristi” (tra virgolette, perché è un termine borderline da usare quando si parla di BR) i brigatisti erano umani (infatti Margherita Cagol e Renato Curcio vengono chiamati la prima col suo nome di battaglia, ovvero Mara, e il secondo solo Renato, quasi a spogliarli della loro fama di brigatisti e criminali)。 Bravo Bertante! 。。。more

Lorenza Alessandri

Un brutto libro。 Un libro che svela che non è il valore letterario che permette l’accesso alla dozzina dello Strega

Andrea Sottoriva

Gran bel libro x chi come me ha vissuto gli anni delle Brigate Rosse。X chi vuole capire , conoscere un mondo in cui ancora esisteva la contrapposizione, la lotta di classe e due sistemi chiari di valori o perlomeno due modi differenti di vedere la realtà。A me questo libro è piaciuto in quanto è un romanzo che però ha tratto spunto dalla realtà 。Gli episodi e e protagonisti sono realmente vissuti。Buona l’Opera di recupero compiuta dall’autore del libro。Per saperne di più: https://www。nazioneindia Gran bel libro x chi come me ha vissuto gli anni delle Brigate Rosse。X chi vuole capire , conoscere un mondo in cui ancora esisteva la contrapposizione, la lotta di classe e due sistemi chiari di valori o perlomeno due modi differenti di vedere la realtà。A me questo libro è piaciuto in quanto è un romanzo che però ha tratto spunto dalla realtà 。Gli episodi e e protagonisti sono realmente vissuti。Buona l’Opera di recupero compiuta dall’autore del libro。Per saperne di più: https://www。nazioneindiana。com/2022/0。。。 。。。more

Fernando Coratelli

Qui la mia recensione su «Flanerí» al romanzo Mordi e Fuggi di Alessandro Bertantehttp://www。flaneri。com/2022/04/04/mor。。。 Qui la mia recensione su «Flanerí» al romanzo Mordi e Fuggi di Alessandro Bertantehttp://www。flaneri。com/2022/04/04/mor。。。 。。。more

Giulia Grillenzoni

In una parola: deludente。

Saverio Mariani

In Italia il 1969 è considerato un anno spartiacque: la strage di Piazza Fontana (12 dicembre) e la morte di Pino Pinelli rappresentano il culmine di una violenza che nel paese porterà ad una lunga stagione di terrore, i così detti “Anni di piombo”。 Attraversata da una enorme crisi politica e all’interno di una rinnovata fase di rapporti fra operai e industriali, la società italiana sperimentava un nuovo ciclo di tensione che credeva di essersi lasciata alle spalle。 La natura di questa violenza, In Italia il 1969 è considerato un anno spartiacque: la strage di Piazza Fontana (12 dicembre) e la morte di Pino Pinelli rappresentano il culmine di una violenza che nel paese porterà ad una lunga stagione di terrore, i così detti “Anni di piombo”。 Attraversata da una enorme crisi politica e all’interno di una rinnovata fase di rapporti fra operai e industriali, la società italiana sperimentava un nuovo ciclo di tensione che credeva di essersi lasciata alle spalle。 La natura di questa violenza, le sue ragioni e il brodo di coltura entro il quale nacque e prosperò, non possono essere elementi spiegati in questo articolo [1]。 Ciò che però dobbiamo tenere presente per parlare del nuovo romanzo di Alessandro Bertante, Mordi e fuggi。 Il romanzo delle BR, è il clima di quegli anni, l’instaurarsi di una serie di condizioni che portarono alla nascita di numerosi gruppi extraparlamentari, di centri di riflessione e contrasto al potere, di una profonda coscienza operaia, e di frange che ritenevano la lotta armata l’unica soluzione possibile per rovesciare lo status quo。 Alberto Boscolo – il protagonista di questo diario-confessione – nel 1969 ha vent’anni ed è studente della Statale di Milano。 Le università sono occupate, c’è un notevole fermento e Alberto non è soddisfatto, ricerca altro, qualcosa di più。 La sua famiglia (elemento che narrativamente rimane sullo sfondo, così come rimane sullo sfondo per lo stesso Alberto che ce ne parla solo in un’occasione) non è né borghese né operaia, è uno dei tanti nuclei famigliari tipicamente italiani che sembrano non prendere parte, vivendo così una vita di tranquilla ignavia。 A cena, tutte le sere, cominciava la predica sullo studio, sulla mancanza d’impegno, sulle infantili quanto fugaci distrazioni della politica che non mi avrebbero portato da nessuna parte。 Mi faceva da maestro, manco fossi un ragazzino。 Proprio lui, Giovanni Boscolo, il quadro dell’Alfa Romeo, un colletto bianco […]。 Nella prima fase del romanzo, quella in cui il legame amoroso per Anita (il richiamo garibaldino è fin troppo evidente, così come lo è quello delle BR alla Brigata Garibaldi) diventa via via un elemento di frizione e distanza, Alberto continua a frequentare il Collettivo Politico Metropolitano percependo, però, una crescente insoddisfazione。 Le iniziative politiche e le discussioni non bastano più, la violenza inizia a diventare una prospettiva di lotta reale, davvero capace di cambiare le cose。 Questo cambiamento non è solo un fattore d’influenza esterno, politico: Alberto infatti muta, dà corpo all’insoddisfazione che sente dentro di sé, lascia Anita alla sua vita di “finta” lotta, spostando di molto il suo punto di osservazione。 Ciò non avviene facilmente e il travaglio è ben cadenzato, soprattutto dai tantissimi spostamenti che il narratore compie in una Milano protagonista tanto quanto Alberto。 Le cose cambiano con una certa velocità e la Brigata Rossa dà vita ai primi attentati incendiari, poi al rapimento di Idalgo Maccarini (dirigente della Sit-Siemens), sottoposto al primo processo proletario。 Ex partigiani forniscono ai combattenti armi e coraggio, sottolineando così l’inizio anche di un riconoscimento delle attività e degli scopi delle BR。 Riconoscimento che porta i componenti del gruppo ad abbracciare la clandestinità, interrotta solo da una retata a cui Alberto riesce a sfuggire casualmente。 È il 1972 e la parabola brigatista di Alberto Boscolo (personaggio realmente esistito, mai condannato e mai riconosciuto: nulla si conosce della sua vera identità) si chiude con una fuga in treno, il giorno dopo l’uccisione del commissario Calabresi。 Il romanzo è un tentativo audace di raccontare una porzione ben precisa, attraverso la lente umana di un ventenne, di una vicenda molto complessa。 La nascita delle BR è un pezzo di storia che viene spesso tralasciata, o che passa in secondo piano rispetto a tutta la fase successiva dell’azione brigatista, culminata con il sequestro Moro (marzo-maggio 1978)。 Il contesto è fondamentale per il romanzo che, tutto imperniato sulla vicenda umana di Alberto Boscolo, prova a descrivere un momento decisivo della storia italiana。 Buona parte di questa descrizione avviene però attraverso l’utilizzo di cliché abusati (gli Stravecchio bevuti a qualsiasi ora nei bar pieni di operai, i capelli lunghi, i baffi nerissimi, le giacche di velluto…), particelle narrative che sembrano riprese da fiction televisive。 Dopo la strage, le già accese divisioni interne divennero inconciliabili e non poteva bastare il profumo del risotto giallo con la luganiga a metterci d’accordo。 A volte un linguaggio mutuato dal giornalismo che si maschera da ricerca storica sembra impossessarsi del narratore che, invece di essere parte attiva della vicenda, la osserva dall’interno, ricavandone immagini evocative e poco più («Giardini di Palestro, la nuvola di fumo si alzava nera e densa»; «Non serviva un meteorologo per capire dove tirava il vento»)。 L’intreccio alterna momenti concitati che si condensano in poche ore a lunghe pause da un mese all’altro。 Queste ultime si riassumono spesso in una espressione non certo ricercata e che ritorna ciclicamente: erano mesi febbrili。La costituzione della Brigata genera una certa euforia in Alberto; sentimento esaltante controbilanciato da una solitudine per certi versi voluta e per altri trovata sul percorso, come effetto collaterale della lotta。 Per questo Alberto vaga nei bar, cerca (e trova) una spalla in Arturo – un vecchio libraio antiquario da cui lavorava saltuariamente e che scopriremo avere un passato diverso da quello che ci si sarebbe atteso –, dorme in case comuni e condivide tutto, tantissimo, con sconosciuti。 La presa di consapevolezza del peso della clandestinità, però, è piatta, appoggiata a un linguaggio che sembra ancora grezzo, non ripulito, o, altre volte, fuori contesto。Io, uno studentame qualsiasi, un aspirante intellettuale piccolo borghese, grazie all’enormità della loro violenza ero diventato un combattente pronto alla lotta。 […] Noi saremmo diventati la Storia。Chiunque in tasca poteva avere in tasca cento lire (sic!)。Mi venne una forte nostalgia di casa e in un momento di debolezza uscii di casa per raggiungere la cabina del telefono pubblico。Traumatizzati dalla bomba, i giovani comunisti avevano cominciato a figliare come non ci fosse un domani。 Non è molto facile esprimere un giudizio su un romanzo che muove da intenzioni interessanti, il cui intreccio è senz’altro ben pensato, ma che si esplica in modo così poco preciso, a volte superficiale e inutilmente suggestivo。 Anche nel tentativo di descrivere l’ingenuità dei giovani e delle giovani che fondarono il movimento di lotta armata (un tratto realmente presente, con una sua importanza e oramai acclarato da tutte le ricostruzioni e testimonianze), l’autore non riesce a trasferire a pieno il conflitto, risultando grottesco, come nell’episodio in cui Mara spara accidentalmente un colpo nei confronti del Mega [2]。 Ciò che rimane alla fine del romanzo è la sensazione di aver letto delle pagine sfilacciate, con oggetti non messi a fuoco, che tentano di ricostruire atmosfere per mezzo di immagini già viste, già commentate, già superate。 La recensione è pubblicata su Il rifugio dell'ircocervo: https://ilrifugiodellircocervo。com/20。。。___[1] Un consiglio su tutti è il recente L’Italia di Piazza Fontana, di Davide Conti – Einaudi。 [2] Un passaggio che contiene anche una inesattezza, o almeno una non completa concordanza: «Un pomeriggio eravamo tutti dentro alla cascina in attesa di pranzare, quando Mara e il Mega cominciarono a scherzare con due vecchi fucili da caccia, manco fossero dei bambini。 Improvvisamente a Mara, che pensava l’arma fosse scarica, partì un colpo a pallettoni che colpì il braccio destro e la spalla del Mega。 La ferita non era gravissima ma poteva infettarsi facilmente per via delle decine di piccoli tagli che la rosa di pallini provoca»。 。。。more

Laura Gotti

Mi è molto piaciuto。 Da sempre interessata ai romanzi che parlano, raccontano, romanzano, investigano sugli anni di piombo in Italia, mi sono comprata subito il libro di Bertante - che non conoscevo - e l'ho letto d'un fiato。 È bella la storia di Alberto, ventidue anni, l'università che l'ha stancato, la lotta politica che lo coinvolge così tanto da metterlo contro tutti。 Io mi sono sempre chiesta cosa abbia spinto tanti ragazzi a diventare dei brigatisti, come l'ideologia li avesse inghiottiti Mi è molto piaciuto。 Da sempre interessata ai romanzi che parlano, raccontano, romanzano, investigano sugli anni di piombo in Italia, mi sono comprata subito il libro di Bertante - che non conoscevo - e l'ho letto d'un fiato。 È bella la storia di Alberto, ventidue anni, l'università che l'ha stancato, la lotta politica che lo coinvolge così tanto da metterlo contro tutti。 Io mi sono sempre chiesta cosa abbia spinto tanti ragazzi a diventare dei brigatisti, come l'ideologia li avesse inghiottiti costringendoli, poi, a una vita che non volevano。 Questo libro non mi ha dato risposte, ma mi ha raccontato molto, mi ha fatto pensare e mi ha anche riportato alla mia gioventù, così diversa, così conformista, così banale, di certo。Leggetelo, perché racconta un bel pezzo di certa gioventù in anni davvero difficile in Italia。 。。。more

Luca Pasquy

Con un titolo così impegnativo é inevitabile deludere le aspettative del lettore。 Superficiale e frettolosa, la storia cerca di ammantare con squarci poetici di urbana decadenza una serie di riflessioni e di azioni che di poetico nulla possiedono。Alla fine resta la convinzione che chi si é fermato, come l’anonimo narratore di questa storia reale, l’abbia fatto soltanto per paura e non per la maturata convinzione di partecipare a una lotta folle, ingiustificata e inutile。Del resto, basta una dell Con un titolo così impegnativo é inevitabile deludere le aspettative del lettore。 Superficiale e frettolosa, la storia cerca di ammantare con squarci poetici di urbana decadenza una serie di riflessioni e di azioni che di poetico nulla possiedono。Alla fine resta la convinzione che chi si é fermato, come l’anonimo narratore di questa storia reale, l’abbia fatto soltanto per paura e non per la maturata convinzione di partecipare a una lotta folle, ingiustificata e inutile。Del resto, basta una delle ultime frasi, Rifarei tutto e non mi pento di nulla, accostata a quella finale, Non parteciperò a questa guerra, a rendere il senso della confusione che regnava in molte menti, e che costò così tanto al Paese e alle sue vittime innocenti。 。。。more